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Simona Di Felice (SCAI Partners) tra i protagonisti del Data Management Summit Italy

Stiamo rivelando giorno dopo giorno tutti i professionisti che parteciperanno con le loro presentazioni all’evento più importante del Data Management. Per la prima volta un forum cerca di concentrarsi sul Data Management nella sua interezza, dalla governance, attraverso la sicurezza, il cloud, il machine learning, la virtualizzazione dei dati e molto altro. 

Oggi vi presentiamo Simona Di Felice, che sará tra i protagonisti dell’edizione italiana del Data Management Summit che si svolgerá il 7 luglio a Roma.

Parlaci un po’ di te e della tua traiettoria. Non é la prima volta che partecipi al DMS…

Sono alla terza di 4 edizioni italiane del DMS, quest’anno con il ruolo di moderatore di una delle tavole rotonde in programma.

Nel Gruppo SCAI, guido la business line che abbiamo voluto chiamare “Data Gravity”, a testimoniare la convinzione con cui crediamo che i dati siano centrali per il business dei nostri clienti. 

Mi occupo di formazione professionale in ambito Data Management, presso alcune importanti università e società specializzate.

Sono associata e partecipo attivamente alle iniziative di DAMA Italy, il capitolo italiano di DAMA International. 

La mia storia professionale è ricca di esperienze di Data Management, molte di ampio respiro e al fianco di aziende importanti del panorama italiano ed internazionale, grazie alle quali ho costruito un approccio concreto e pragmatico verso queste discipline. Inoltre, la conoscenza approfondita di altri ambiti quali sicurezza, privacy e tecnologia, in parte provenienti da un passato da IT auditor, mi aiuta a cogliere numerose sfaccettature del Data Management. Alcune delle quali di assoluta attualità. 

A tutto ciò, aggiungo una buona dose di passione, che è di certo l’ingrediente magico che mi anima di entusiasmo e vivacità, ogniqualvolta si parla di dati. 

Insomma, per me i dati rappresentano una missione, più che un mestiere: appropriandomi per un attimo della famosa frase di Chris Anderson, “data don’t speak for themselves”, la mia ambizione è aiutare le aziende a dar voce ai propri dati, trovando il modo più opportuno per gestirli, governarli e, più che mai, interpretarli.

Che cosa vi piace fare con i dati nel Gruppo SCAI

La presenza di competenze ampie e complementari, che convivono all’interno del nostro Gruppo, ci ha permesso di realizzare un approccio olistico al Data Management, che abbiamo voluto battezzare “Data Value Management”: dalla definizione della data strategy, a verticalizzazioni sulla data quality (che prevedono anche percorsi di certificazione secondo gli standard internazionali dell’ISO), ad interventi per l’empowerment dei membri della data community e il consolidamento  della cultura del dato aziendale, fino ad implementazioni di Data Platform (utilizzando le più innovative tecnologie) e sperimentazioni per l’estrazione di valore dai dati utilizzando le varie forme dell’intelligenza artificiale. In questo modo, siamo in grado di porci verso i nostri clienti come un partner end-to-end.


Pensi che le aziende abbiano la cultura giusta per gestire i dati? 

Penso che un gran lavoro sia stato fatto, ma ci sia ancora molta strada da fare.

In Italia, in particolare, sebbene vi sia stata un’impennata degli investimenti in Data Management negli ultimi anni, vi sono ancora resistenze e approcci ormai datati da superare.

Soprattutto in alcuni settori, è ancora forte l’accostamento della “Data Governance” o della “Data Quality” a temi di compliance, con la conseguenza che molte azioni sono fatte per evitare sanzioni e raccomandazioni e non perché ne sia stato compreso il vero valore per il business aziendale.

Quali sono le sfide più importanti per i CIO, CDO, CTO per il 2023?

Sintetizzando, ne vedo due:

  1. Creare e diffondere una vera cultura del dato. Ma dove il dato assume realmente il significato di “asset aziendale strategico”;
  2. Adottare un approccio pragmatico e portare risultati nel breve.

In questo senso, sicuramente la possibilità di avere dei momenti di confronto, come Il Data Management Summit, può essere un valido aiuto per queste figure, perché – dal mio punto di vista – ciò che manca, oggi, nel mercato è la consapevolezza della propria maturità e del proprio posizionamento rispetto ai peers e la possibilità di affidarsi a modelli che, pur ispirandosi alle best practice di ambito, le declinano operativamente e in dettaglio.   

Abbiamo la fortuna di averti nella tavola rotonda “How to converge the different data quality models”, argomento interessante…

Sono stata felice quando Michele mi ha proposto di moderare questa tavola rotonda, perché la Data Quality è un problema che mi sta molto a cuore e che ritengo sempre vivo e attuale, per ogni azienda. In una recente pubblicazione, la abbiamo etichettata come “the never-ending story”.

Che si parli con funzioni IT o con il Business, che ci si trovi nelle fasi di prima acquisizione del dato o nella preparazione del reporting aziendale, i cosiddetti “bad data” rappresentano qualcosa con cui tutti, prima o poi, si trovano ad avere a che fare.

E per quanto l’argomento sia noto e comune a tanti, per la maggioranza delle aziende resta irrisolto il dilemma della valutazione o autovalutazione del proprio modello. Nella nostra esperienza, il principale sintomo dell’assenza di un modello concreto a cui ispirarsi sta nella discrezionalità e disomogeneità con cui ciascuna azienda individua e definisce dimensioni di qualità, indicatori di qualità (i.e., i famigerati Key Quality Indicator), ruoli e responsabilità.

Con questa premessa, misurare la maturità del proprio modello e metterla a confronto con quella di altri diventa un’impresa ardua.

Chissà che questa tavola rotonda non ci offra delle riflessioni interessanti per avviare un processo di convergenza dei tanti modelli ad oggi realizzati…  

Fin dall’inizio hai sostenuto l’evento Perché?

La risposta è molto semplice: perché ci credo.

Il DMS non è solo una kermesse per addetti ai lavori, ma è un momento di confronto e crescita  di cui noi, che a vario titolo ci occupiamo di dati, abbiamo bisogno.

Potersi confrontare con chi vive le medesime esperienze e problematiche, ascoltare il racconto di chi ha realizzato storie di successo con i dati, ma anche solo ampliare il proprio network diventa essenziale per il percorso professionale di ognuno di noi.

E, vedendo i numeri dal 2019 ad oggi, credo che il mio punto di vista sia ampiamente condiviso da tanti colleghi.

Perché non puoi perderti il Data Management Summit

Il DMS è un evento esclusivo per guidare la comunità di gestione dei dati nel panorama tecnologico, un forum di discussione aperto per condividere esperienze e casi d’uso. Un summit essenziale per CIO, CTO, CDO, BI Managers, Data Governance Officers, Data Scientists che implementano tecnologie emergenti per risolvere nuove sfide tecnologiche. L’evento si svolge in differenti edizioni ed in differenti paesi. L’edizione italiana si terrá il 7 luglio a Roma presso la sede di SMI, quella LATAM é per il 20 settembre (solo online) e quella spagnola come sempre il 20 ottobre presso l’universitá Nebrija di Madrid.

Per registrarsi occorre farlo sul sito. 

http://datamanagementsummit.org

I posti sono limitati, si accede solo su invito. Nel momento in cui ci si registra ci si candida come assistente, la conferma arriverá qualche giorno prima dell’evento. I posti all’evento fisico sono esauriti.

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